Marco Scotini nominato curatore della prima Biennale di Anren
- Ning Liang Old Factory, Anren, Cina

Marco Scotini, direttore artistico di FM Centro per l’Arte Contemporanea, è tra i curatori di Today’s Yesterday, la I edizione di Anren Biennale, diretta da Lü Peng, che si terrà da ottobre 2017 a febbraio 2018 proprio nell'antica città di Anren, in Cina.

Marco Scotini, direttore artistico di FM Centro per l’Arte Contemporanea, è stato nominato tra i curatori di Today’s Yesterday, la I edizione di Anren Biennale, diretta da Lü Peng, che si terrà da ottobre 2017 a febbraio 2018 in Cina, nell’antica città di Anren.

 

La sezione curata da Scotini, The Szechwan Tale – Theatre and History, si focalizza sul rapporto tra il teatro (come spazio della maschera) e la storia (nel suo farsi concreto). Due motivi sono all’origine della scelta tematica della sezione. Il primo è il luogo stesso della biennale, il Sichuan, come sfondo fittizio di una delle opere più popolari e mature della drammaturgia di Bertolt Brecht: L’anima buona del Sezuan del 1940.  L’altro è il famoso complesso plastico in creta di 114 figure in scala reale ospitato nella città di Anren e dal titolo Rent Collection Courtyard del 1964. In entrambi i casi, e pur nelle differenze, si tratta di un dialogo tra Oriente e Occidente, tra passato e presente che non ha cessato, e non cessa, di trovare nello stesso gioco teatrale (di maschere e smascheramenti) una serie di rimandi, contaminazioni, scambi e proiezioni fittizie o reali. Come è noto, il grande drammaturgo tedesco, pur non essendo mai stato in Cina, ha proiettato molte delle sue parabole sceniche e testi poetici in ambiente cinese, da Linea di condotta (1930) a Il cerchio di gesso del Caucaso (1943-45), a Legend of the origin of the book tao-te-ching on lao-tsu’s road into exile. Oltre a ciò Brecht ha attribuito la sua tecnica dell’“estraniamento” del suo teatro didattico all’arte scenica tradizionale cinese. Dall’altro lato l’opera dell’Accademia di Sichuan, Rent Collection Courtyard, con tutte le sue figure a dimensione naturale e la sua articolazione per scene narrative, unisce procedure plastiche locali con il realismo scultoreo occidentale. Non è un caso che proprio un artista come Cai Guo-Qiang nella Biennale di Venezia del 1999, curata da Harald Szeemann, abbia ricondotto tutto il complesso di Rent Collection Courtyard in Occidente, lasciandolo incompiuto.

Un altro dei motivi, e forse il più importante, che collega L’anima buona del Sezuan con Rent Collection Courtyard, e che costituisce il cuore dell’esposizione curata da Scotini, fa riferimento diretto al contenuto dei due lavori e al gioco dei ruoli che le maschere mettono in scena. Nel caso del dramma brechtiano la protagonista per adempiere alla propria missione di affermazione del bene sociale è costretta ad assumere due ruoli nello stesso personaggio, a scegliere il male per praticare il bene, a passare continuamente da donna a uomo, cambiando maschera in tempo reale, come nella tradizione dell’opera di Sichuan che prende nome Bian Lian. Dall’altra parte il gruppo scultoreo Rent Collection Courtyard è stato una sorta di manifesto della lotta di classe, un diorama della vecchia società che rifletteva lo sfruttamento e la lotta di classe nella campagna cinese, il re-enactment di una serie di scene in cui si passa dalla sottomissione dei contadini miserabili che pagavano le tasse al feudatario fino all’eroica sequenza finale di resistenza e insorgenza.

 

L’esposizione tratterà tutti questi argomenti all’interno di una sorta di meta-teatro in cui una serie di artisti internazionali e cinesi forniranno una decostruzione degli strumenti della macchina teatrale, quali il pubblico, il sipario, l’attore (l’automa, il puppet, il teatro delle ombre), i costumi e la scenografia (ambiente mutabile e immutabile), il testo e la musica, come metafora di altrettanti fenomeni sociali e del loro carattere storico.

Il curatore si servirà di tecniche teatrali per mettere in scena l’esposizione facendo ricorso a uno dei principali assunti di Brecht per cui il mondo può diventare oggetto della rappresentazione a patto di essere presentato come qualcosa che può essere cambiato.

 

Artisti:
Cornelius Cardew, Céline Condorelli, Chto Delat/What is to be done?, Peter Friedl, Stano Filko, Yervant Gianikian and Angela Ricci Lucchi, Piero Gilardi, Lisl Ponger, Dan Graham, Joan Jonas, Ilya & Emillia Kabakov, William Kentridge, Julius Koller, Mao Tongqiang, Michelangelo Pistoletto, Qiu Zhijie, Pedro Reyes, Santiago Sierra, Sun Xun, Wael Shawky,
Jean-Marie Straub & Danièle Huillet, Marko Tadić, Ulla Von Brandenburg, Clemens Von Wedemeyer & Maya Schweizer, Wei Minglun, Yang Yuanyuan, Mei Lanfang and the Russian Proletarian Theatre (research curator Andris Brinkmanis).

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