Scheda evento
Giornata di studi a cura di Manuela Gandini e Marco Scotini.
Intervengono: Franco Berardi Bifo, Achille Bonito Oliva, Sergio Bianchi, Franco Brambilla, Gillo Dorfles, Gino Di Maggio, Antonio Loreto, Lorenzo Loris, Giorgio Mascitelli, Giulia Niccolai, Aldo Nove, Luigi Pestalozza, Antonio Riccardi, con la presenza di Nanni Balestrini
Quarto appuntamento del ciclo di eventi legati alla mostra L’Inarchiviabile/The Unarchivable. Italia anni 70. Dopo la presentazione del libro di Tommaso Trini, Mezzo secolo di arte intera. Scritti 1964-2014, la conferenza di Vasif Kortun (direttore SALT, Istanbul) Art Institutions in the Age of Post-Publicness, e la serata Aprendo le casse della mia biblioteca: Il libro d’artista e la collezione, in memoria di Giorgio Maffei; FM Centro per l’Arte Contemporanea ospita mercoledì 8 Giugno, dalle 14 alle 20, un pomeriggio di interventi, video, performance, letture, che si alterneranno per raccontare Nanni Balestrini “tutto” in una volta. Manuela Gandini e Marco Scotini, curatori del convegno, concepiscono l’incontro come un flusso verbo-visivo fatto con il contributo di intellettuali, registi, teorici, scrittori amici di Balestrini, provenienti da diverse discipline che lavorano con o sui differenti aspetti della sua opera in ambito letterario,
poetico, artistico, teatrale, musicale, performativo, video, editoriale. Sovvertitore dello “sclerotico e automatico abuso di frasi fatte e di espressioni convenzionali”, del “noiosissimo” sistema gutemberghiano, bombarolo dell’alfabeto, lo scrittore neoavanguardista “più pigro” che
Umberto Eco conoscesse e fondatore del Gruppo 63, di Alfabeta (1979) e Alfabeta2 (2010), ha segnato sessant’anni di storia italiana. Libri come Tristano (romanzo multiplo con copie tutte diverse le une dalle altre), Vogliamo tutto, Gli Invisibili, La violenza illustrata” e film come Tristanoil (che ricombina le proprie sequenze all’infinito), oppure opere fatte con i ritagli di
stampa come Potere Operaio, in mostra a L’Inarchiviabile/The Unarchivable. Italia anni 70, sono dispositivi di disturbo sintattico-poetico e di guerriglia culturale. Sia in letteratura che nell’arte visiva Balestrini dichiara di aver “disarticolato, mescolato, ricostruito questo linguaggio giornalistico proprio per ottenere quest’ assemblaggio di parole senza vita nel quale il piombo dei giornali trasforma gli eventi”.